VaR (Value at Risk)
Acronimo di Value at Risk, il VAR esprime il rischio di mercato legato a un titolo, un’attività finanziaria o un portafoglio di investimento in un determinato orizzonte temporale. È, insieme alla volatilità, un concetto che aiuta a valutare la copertura di una posizione finanziaria e, più nello specifico, il livello di protezione del capitale dal rischio di perdita massimo.
Value at Risk (VaR): definizione in finanza
Il VAR, in finanza, è un indicatore usato per stimare il rischio di mercato di un particolare strumento di investimento, sulla base dei rendimenti e delle stime di volatilità. In senso più ampio, questo misuratore può riferirsi al rischio di credito, al rischio di liquidità e al rischio operativo. Nella prima accezione, il VAR esprime la perdita massima potenziale che la posizione finanziaria può verosimilmente subire nel periodo di tempo considerato.
Il calcolo del Value at Risk si basa su diversi fattori. Il primo parametro è dato dal time frame (orizzonte temporale) e dalla lunghezza di detenzione dell’attività (holding period). Per stabilire l’intervallo di tempo si considera anche il tempo richiesto per smobilizzare gli investimenti: nei mercati molto liquidi e con alto volume di scambi giornalieri, il time frame può essere di un giorno, viceversa si considera un intervallo minimo di 10 giorni. La seconda voce principale è il livello di confidenza statistica: la probabilità di perdita, infatti, può essere stimata al 95% o al 99%.
Indice di valore a rischio: in cosa consiste?
Oltre ai parametri citati, è necessario considerare un insieme più complesso di fattori per determinare il valore a rischio o value at risk. La formula si basa sulla correlazione tra i fattori di rischio della posizione finanziaria e sulla distribuzione di probabilità delle perdite. Oltre al rischio volatilità, questo approccio può considerare il Delta risk – sensitività ai cambiamenti di prezzo di un asset –, il discount rate risk e il rischio di correlazione o base risk.
Come vedremo, esistono varie tecniche per calcolare il VAR in finanza. A seconda dei casi, il Value at Risk può utilizzare modelli parametrici o simulazioni basate su valori storici o probabilità di eventi futuri. Indipendentemente dalla metodologia utilizzata, questo indicatore esprime la percentuale di protezione dal rischio di perdita. Prendiamo, ad esempio, un portafoglio con VAR pari al 10% e intervallo di confidenza del 95% a un anno. In questo caso, il Value at Risk indica una probabilità del 95% che il portafoglio non subisca una contrazione superiore al 10% nell’arco di un anno.
VaR e volatilità
Per calcolare il rischio legato a un investimento, si fa normalmente riferimento al concetto di volatilità e di deviazione standard. Applicato a un titolo o un portafoglio di investimento, questo valore esprime i movimenti registrati dai rendimenti in uno specifico arco temporale. Un portafoglio molto volatile, nel breve periodo (e a maggior ragione in momenti di crisi) sarà probabilmente soggetto a contrazioni significative prima di tornare in terreno positivo e di stabilizzarsi. A differenza di quanto avviene per il Value at Risk, la formula per calcolare la volatilità è piuttosto semplice e basata su dati storici oggettivi. Rispetto al concetto di volatilità, il VAR offre un’indicazione ulteriore e rientra in una strategia più ampia di mitigazione del rischio di mercato.
Come si calcola il value at risk?
Il calcolo del VAR (Value at Risk) non segue una procedura standardizzata e, in base al metodo impiegato, può portare a risultati leggermente diversi. La metodologia più semplice è l’approccio parametrico Varianza-Covarianza che considera la media dei rendimenti dei titoli e la loro frequenza. Il metodo basato sulla “normale” ipotizza una distribuzione gaussiana dei rendimenti: proprio per questo, rappresenta un modello semplificato e caratterizzato da un alto livello di approssimazione. L’approccio parametrico non si applica ai prodotti finanziari con componenti opzionali e pay off non lineari.
Il metodo della simulazione storica attinge a dati oggettivi, assumendo una distribuzione futura dei rendimenti simile a quella del passato. Il lookback period – ovvero, il periodo di raccolta dei dati storici – è normalmente di 1 o 2 anni. Diverso l’approccio Monte Carlo, tecnica di simulazione che elabora valori di probabilità riferiti a eventi futuri, sulla base di scenari differenti. Questa tecnica di analisi presuppone un calcolo complesso e un margine di manovra più ampio da parte dell’operatore.
Conclusioni
Il Value at Risk, per definizione, contiene un margine di incertezza. Si tratta infatti di un calcolo probabilistico che risente del metodo utilizzato e non offre garanzie in merito alla protezione del capitale. Ciononostante, è considerato un indicatore piuttosto affidabile per misurare il rischio di mercato. Può essere utile, quindi, per valutare l’opportunità di sottoscrivere uno specifico prodotto di investimento, sulla base della propensione al rischio individuale. I trader, inoltre, possono ricorrere al VAR per monitorare l’esposizione sul mercato, in aggiunta alla volatilità che indica l’opportunità di adottare strategie long e short. In ogni caso, è bene ricordare che il VaR esprime la probabilità – non la certezza – che un portafoglio subisca una perdita massima: il rischio effettivo, infatti, potrebbe essere superiore a quello indicato.