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Capitale a rischio.

Mifid: cos’è? Significato

In vigore dal 2007 negli Stati dell’Unione Europea, la direttiva Mifid (Markets in Financial Instruments Directive) si pone l’obiettivo di creare un mercato finanziario coeso, integrato e concorrenziale a livello comunitario. Le regole Mifid si estendono ai servizi di consulenza in materia di investimenti, alla gestione dei portafogli e alla compravendita di strumenti finanziari, con riferimento a specifiche categorie di prodotti. Il principio di fondo è consentire al cliente di fare scelte informate e salvaguardare l’investimento, offrendo il massimo livello di tutela alla clientela retail. Nel caso della clientela professionale, a una maggiore libertà nella scelta degli investimenti corrisponde una maggiore responsabilità nella gestione del rischio.

La normativa Mifid è stata introdotta con la direttiva 2004/39/CE e successivamente rivista con la direttiva 22014/65/UE che ha portato all’adozione della Mifid II. Con questi provvedimenti si è voluto introdurre un sistema omogeneo di tutela degli investitori, disciplinando gli obblighi informativi degli intermediari finanziari, in riferimento a tre diverse tipologie di clientela: i clienti al dettaglio (retail), i clienti professionali e le controparti qualificate (eligible counterparties). 

 

Direttiva Mifid

La direttiva definisce livelli di protezione differenziati in base alla tipologia di clientela e alle esigenze dei diversi profili. La Mifid, inoltre, ha introdotto importanti cambiamenti nella disciplina dei mercati e dei servizi finanziari. I mercati regolamentati, infatti, sono stati affiancati dai sistemi multilaterali di negoziazione e dagli internalizzatori sistematici

La normativa richiede agli intermediari di testare l’esperienza finanziaria della clientela, al fine di proporre un portafoglio strutturato in base alle aspettative e in linea con la propensione al rischio dell’investitore. A questo scopo vengono predisposte due tipologie di test: il questionario Mifid di appropriatezza e il test di adeguatezza. Gli obblighi informativi per gli intermediari finanziari riguardano la descrizione dei servizi proposti, i costi, le commissioni, le potenziali perdite, il livello di rischio e gli eventuali conflitti di interesse. Questi ultimi, se non completamente eliminabili, devono essere adeguatamente evidenziati. 

 

Tipologie di clienti

Il profilo finanziario Mifid classifica la clientela in base a tre classi – retail, investitori professionali e controparti qualificate – caratterizzate da obiettivi di investimento e capacità finanziarie diverse. La classificazione è funzionale a individuare un livello di protezione specifico. La protezione più alta spetta alla clientela retail: il comune investitore, infatti, necessita del supporto di un professionista per analizzare il mercato, affinché le sue scelte risultino adeguate alle possibilità di investimento e alle aspettative di remunerazione. Gli intermediari, di conseguenza, sono tenuti a fornire informazioni chiare e non fuorvianti circa i contratti, la gestione degli ordini, gli oneri e i costi dei servizi. La gestione dei portafogli Mifid è improntata a criteri di trasparenza e di correttezza e, idealmente, deve essere svolta in modo mirato in base alla situazione individuale del singolo cliente. 

In base al profilo cliente, l’intermediario è tenuto ad adottare specifiche regole di condotta in merito agli obblighi informativi, alla gestione degli ordini e alla rendicontazione delle operazioni. Il cliente deve accettare esplicitamente le modalità di trasmissione ed esecuzione degli ordini proposte dal consulente. Quest’ultimo, inoltre, deve coincidere con un intermediario autorizzato dall’Autorità di Vigilanza a offrire servizi di consulenza in tema di investimenti. L’esecuzione degli ordini deve essere svolta alle migliori condizioni possibili – secondo una logica di best execution – indipendentemente dallo strumento specifico. La normativa, in aggiunta, invita a prevenire le possibili situazioni di conflitto di interesse e, nel caso le misure di gestione dovessero risultare inadeguate, a portare la situazione a conoscenza del cliente, in linea con gli obiettivi di trasparenza definiti dalla direttiva.

 

Questionario Mifid

Il test di adeguatezza Mifid si articola in una serie di domande volte a inquadrare la situazione finanziaria dell’investitore. I quesiti riguardano le fonti di reddito, il reddito annuo netto, gli eventuali debiti, il patrimonio e le proprietà nella disponibilità del cliente. Riguardano inoltre le abitudini di risparmio e la consistenza delle risorse destinate all’investimento in prodotti finanziari. 

L’analisi degli obiettivi è finalizzata a inquadrare la propensione al rischio, ad approfondire le motivazioni alla base dell’investimento, le aspettative in termini di conservazione del capitale e l’atteggiamento nei confronti di eventuali perdite. Il questionario, inoltre, mira a verificare la padronanza in ambito finanziario, individuando i prodotti e i servizi con cui il cliente ha più dimestichezza e la tipologia e la frequenza delle operazioni svolte. Il test include anche domande più generali relative alla professione e al livello di istruzione. 

Qualora il cliente volesse procedere con l’investimento, viene proposto il test di appropriatezza che consente di verificare le sue conoscenze circa il prodotto specifico e, più in generale, il livello di competenza in ambito finanziario.  

 

Mifid e Mifid 2: differenze

La normativa Mifid, rimasta in vigore dal 31 gennaio 2007 al 2 gennaio 2018, è stata aggiornata con l’entrata in vigore della cosiddetta direttiva Mifid II. La differenza tra Mifid e Mifid 2 riguarda il report best execution introdotto dalla normativa più recente. Le società di investimento sono tenute alla pubblicazione di un report dedicato alle sedi di esecuzione e alla qualità di esecuzione ottenuta. Il report deve elencare le prime cinque sedi per volumi di contrattazione attraverso cui si è svolta l’esecuzione degli ordini nell’anno precedente. Le sedi di esecuzione includono, oltre ai mercati regolamentati, MTF (Multilateral Trading Facility), OTF (Organised Trading Facility), internalizzatori sistematici e market maker. 

Le informazioni relative alla qualità di esecuzione, pubblicate con cadenza trimestrale, devono essere messe a disposizione del pubblico in formato elettronico. Il report deve essere organizzato in modo tale da facilitare le modalità di consultazione e di ricerca, aggregando i dati per tipologia di servizio, strumento e clientela. Ogni tipologia di strumento finanziario è soggetta a una sintesi che analizza i risultati del monitoraggio relativo alla qualità di esecuzione. 

 

Conclusioni

Dal punto di vista della clientela, la normativa Mifid ha il vantaggio di rendere più trasparenti le operazioni svolte dagli intermediari, anche a livello di costi. In senso più ampio, la direttiva introduce criteri uniformi per la regolamentazione dell’attività finanziaria a livello europeo e nei rapporti tra investitori e intermediari finanziari. La tutela riguarda azioni, obbligazioni, fondi di investimento e derivati. Le regole Mifid non si estendono, invece, a depositi, prestiti e prodotti assicurativi.